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Commento di un santo
Se avviene che il giogo di Cristo non sembra a noi nè leggero nè dolce (cf. Mt 11,30), tale risultato deve essere attribuito alla nostra ostinazione, in quanto noi, colpiti come siamo dalla diffidenza e dalla mancanza di fede nei confronti di quel suo precetto, anzi di quel suo consiglio che dice: Se vuoi essere perfetto, va', vendi (ossia: abbandona) tutti i tuoi averi, poi vieni e se
guimi (Mt 19, 21), ci ribelliamo con un'inetta perversità per rivolgerci alla ricerca dei beni terreni. E allora, una volta che il demonio tiene legato il nostro animo con queste catene, che altro resta, quando egli voglia staccarci dalle gioie spirituali, se non rattristarci per la diminuzione o la totale perdita dei beni terrestri, cercando egli, con le sue frodi astute, di arrivare a un suo fine ben preciso? Allorchè infatti, per perversità della nostra viziosa bramosia, diverrà pesante la dolcezza del giogo del Salvatore e la leggerezza del suo peso, una volta irretiti come saremo dai lacci di quelle ricchezze che ci saremo procurate in vista del nostro riposo e della nostra tranquillità, egli ci tormenterà continuamente con la sferza delle preoccupazioni nei lacci dei suoi peccati (Pr 5,22). Anche
il profeta così si esprime: Ecco, voi tutti che
accendete il fuoco, e vi circondate di fiam
me, camminate nell'ardore del vostro fuoco
e tra le fiamme che avete acceso (Is 50,
11 ).
Anche Salomone ne è testimone: Ognuno sarà punito per quello che ha peccato (Sap
11, 16). Per noi si risolvono in tormenti i piaceri di cui godiamo, e i diletti e i godimenti del corpo si ritorceranno contro il loro autore come dei carnefici.Autore
Cassiano